Ancora un ventitredodici, questo forse più importante degli ultimi, o forse no. Intanto sono venti gli anni. Vent’anni. Un bel suono, una cifra tonda, un ennesimo traguardo: Vent’anni. Quasi un uomo.
Ci sei? Ci sei e non ci sei. Sei una nuvola che aleggia per casa, e fuori.
Vent’anni i cui ultimi nove sono solo nella mia testa dove girano, frullano, si condensano e si distendono. Nove anni di fantasie, di sogni, di racconti, di rammarichi, di speranze (puntualmente deluse), di ricordi.
Soprattutto nove anni di ricordi, o meglio vent’anni condensati in undici di ricordi. Sarebbe a dire che la sua vita virtuale di vent’anni può godere di soli undici di ricordi e, diciamola tutta, molti di questi poco piacevoli.
Ospedali, trasfusioni, chemioterapie, interventi, trapianti. Di questo si nutrono i ricordi del cinquanta percento degli undici anni.
Si! È vero. Un casino di numeri. Anzi un casino e basta.
Di tanto in tanto sollevo la testa dalla sabbia della vita quotidiana e guardo in faccia la realtà e ovviamente non mi piace.
Ecco! questa è la definizione migliore di quello che mi frulla nella testa in questo periodo, oggi e negli ultimi mesi o meglio ancora negli ultimi anni: un gran casino.
Intanto, anche i miei anni avanzano e più mi addentro nella vita, verso la vecchiaia (si può pronunciare questo vocabolo non c’è paura), più sento la sua mancanza.
C’è soluzione? No. Non c’è soluzione. E allora?
Allora niente pensiamo alla cena della vigilia di Natale e rimettiamo la testa sotto la sabbia, forse si sta meglio.
Buon Natale